Smoke – Le fotografie del mio angolo

Dopo un’anno di ricerche finalmente l’ho ritrovato…
Mi era capitato tempo fa, in un cineforum sulla fotografia di avere il piacere di guardare questo film, e fui magicamente attratto da questo dialogo.

Credo sia evidente a tutti il perchè di questa mia fulminante attrazione alla scena, ma se non dovesse esserlo mi fa molto piacere spiegarvelo subito 🙂

Trovo in questo dialogo delle profonde verità che molti di noi fotografi perdono strada facendo, come il piacere dell’attimo, ma allo stesso tempo unito al senso della progettualità non di una immagine ma di un intero progetto; molti, come me, nemmeno hanno mai realizzato un progetto con la P maiuscola, e forse molti non lo realizzeranno mai.
Ma realizzare un progetto è molto di più di avere un’idea, è dedicare anima e corpo ad essa, viverla, sentirla, desiderarla fino a non poterne fare a meno, come è il caso del negoziante che non va in vacanza pur di non interrompere l’opera della sua vita. Quasi ironico e paradossale ma quanto mai reale ed emblematico: vivere per qualcosa, desiderarla e portarla avanti, farla crescere dentro e fuori di noi, e tenerla nascosta fino al suo completamento. Oggi siamo troppo presi dal mezzo e dalla comunicazione unita alla condivisione sui social network che è inevitabile che qualsiasi nostra idea, qualsiasi cosa che nasca in noi, venga poi trafugata da noi stessi nell’entusiasmo di mostrarla e di aspettare riscontri positivi (si spera) e negativi, non riuscendo a mantenere l’anonimato fino all’ultimo. D’altro canto spesso per farsi strada è inevitabile mostrare e quindi esporsi al mondo denudandoci di quell’intimità fotografica che spesso prima caratterizzava l’artista in genere. Ricordo quanto era piacevole scoprire un portfolio di un fotografo nella sua bottega e girare pagina dopo pagina e vedere la sua espressione mentre ci mostrava le sue opere, spesso soddisfatto altre volte commosso, altre pensieroso e chiuso in se stesso, oggi invece ci si confronta con il monitor, ma è un prezzo da pagare per il confronto, per il riconoscimento immediato, per la “fama”…quei famosi 5min di fama di Woody Allen ormai sono diventati inutili perchè sostituiti da ben altro, anche se tanto è facile riconoscerci nella folla tanto è più facile sparire in essa.

Così un semplice commesso, botteagaio (nel film) mostra il suo lavoro, spiegandolo, mostrandolo e insegnando ad osservare e a capire la sua storia, e piano piano anche un lavoro all’apparenza inutile e privo di senso rivela tutta la sua grandezza nel racconto di un attimo, nella descrizione di un angolo tanto insignificante nel mondo tanto importante per molti

In pochi minuti di dialogo credo siano raccolte importantissime riflessioni sulla fotografia:
– il senso di una fotografia, e la descrizione di un attimo
– realizzazione e descrizione di un progetto fotografico
– l’insegnamento a non vedere ma ad “Osservare lentamente” anche le immagini apparentemente più insignificanti per scoprirne il segreto più recondito (quando ovviamente esso è reale ed esiste )
– La scoperta di uno dei segreti della fotografia: il ricordo

io quando vidi per la prima volta questo dialogo riflettetti molto sul senso della fotografia, della mia fotografia, e dell’immagine in generale, riflettetti su tanti aspetti della vita di tutti giorni, sulla capacità del tempo a mutare, avanzare e cambiarci, sulla capacità della fotografia a scrivere e raccontare e ricordare, sulla mutevolezza dell’anima fotografica e del potere che ha di mutarci dentro, evolversi e finire per trasformarsi in una filosofia che sapora sia di arte che di reale

con la speranza che possa essere gradito anche a voi…