La fotografia esiste?

capitolo 1

Ormai il gesto di “fare una foto” è questione di attimi.
Lo è ormai da diversi anni in realtà, ma più andiamo avanti e più instagram si struttura in maniera “professionale”. Questo da a tutti una sensazione di immediatezza disarmante (con gli anni sempre più). Ma chi è del settore (e non parlo dei fotografi ma di tutti gli altri che ci ruotano attorno, agenzie, blogger, influencer, aziende, brand, ecc), sanno quanto questo non sia così “immediato” come appare. Tutto è tacitamente strutturato, tutto quello che prima pensavamo appartenesse solo ai set fotografici e cinematografici, circonda costantemente tutti…viviamo tutti in un backstage della nostra vita social.

Secondo voi tutto questo potrebbe essere un aspetto positivo o negativo?
A mio avviso, in tutto possiamo trovare due lati della stessa medaglia.
Forse oggi siamo tutti un po’ più consapevoli di come dietro ogni cosa ci sia sempre qualcos’altro e quando osserviamo qualcosa siamo anche pronti ad andare oltre a “leggere gli ingredienti di un prodotto che compriamo”; dall’altra parte siamo anche più distratti, e noto una superficialità alla base di qualunque cosa (forse più per comodità che per incuranza).

Tutta questa produzione piatta di immagini, ci sta stancando gli occhi e il nostro sguardo. Siamo sempre più abituati a osservare il mondo attraverso uno schermo del telefono che osservarlo e goderlo dal vero, quando vediamo qualcosa che ci piace perdiamo più tempo a cercare di fotografarlo al meglio che a goderci gli attimi di vita avanti ai nostri occhi. Questo ci sta indebolendo nei sentimenti, ci sta appiattendo, ci sta facendo perdere sempre più la realtà della vita, la sua estrema voluttà, la sua grande potenza di cambiamento, e la sua estrema unicità. Andiamo spesso in giro a cercare i posti più che per interesse perchè sono “estremamente instagrammabili”

Questa è la proiezione di noi stessi nella fotografia, nella nostra vita, nel modo di essere veloci, inconsistenti, pieni di voglia di dire sempre qualcosa.

In tutto questo discorso sembra che i lati negativi siano maggiori rispetto a quelli positivi.
La possibilità di una fotografia più immediata ha, a mio avviso, aperto strade interessanti, c’è maggiore cultura di base, o meglio, potenzialmente potrebbe esserci.
Penso quando la lettura e la scrittura si sono affermati (intendo quando l’analfabetismo era in numero consistente); man mano che la popolazione iniziò a sviluppare coscienza popolare tra scrittura e lettura, sempre più persone hanno iniziato a espandere i propri orizzonti. Immagino quanto entusiasmo possa essersi dilagato in quegli anni; immagino tutti a scrivere o leggere in piazza, e penso (ironicamente) agli scrittori e lettori dell’epoca “infuriati” da questo propagarsi astratto di pseudo-cultura. Ma alla fine, passata la fase iniziale, le cose si sono riequilibrate. Oggi viviamo lo stesso passaggio storico dell’epoca, dove la piazza e il social giocano ruoli analoghi. La fotografia sta vivendo una crescita sociale e culturale enorme. Dobbiamo solo aspettare che questo dilagarsi non si sia espanso in modo coerente, e tutto si equilibrerà come la scrittura e la lettura sono oggi giorno.